
Purificatori d'aria e infezioni chirurgiche: efficacia sotto esame
“Nelle sale operatorie moderne dotate di sistemi di ventilazione standard a flusso d’aria di livello medio, l’aggiunta di purificatori d’aria […]
La prevenzione e il controllo delle malattie infettive negli ambienti carcerari presentano sfide uniche. La modellazione della trasmissione è uno strumento potente per comprendere e affrontare queste sfide, ma le revisioni dei lavori in questo contesto sono precedenti alla proliferazione di epidemie in carceri e prigioni durante la pandemia di SARS-CoV-2.
Per approfondire l’argomento, un gruppo di ricercatori ha eseguito una revisione sistematica degli studi che hanno utilizzato modelli di trasmissione di infezioni respiratorie negli ambienti carcerari prima e durante la pandemia. Sono state esplorate in modo esaustivo le banche dati PubMed, Embase, Scopus, CINAHL e PsycInfo alla ricerca di lavori specifici pubblicati tra il 1970 e il 2024. Sono state estratte informazioni sulle malattie, sulle popolazioni, sugli ambienti, sugli approcci utilizzati per la parametrizzazione dei modelli e la simulazione della trasmissione, sui risultati di interesse, sulle tecniche per la calibrazione, la validazione, le analisi di sensibilità dei modelli e, infine, sui tipi, gli impatti e gli aspetti etici degli interventi modellati.
Alla fine, gli esperti hanno selezionato 46 documenti che hanno soddisfatto i criteri di ammissibilità, con la dinamica di trasmissione della tubercolosi modellata in 24 (52%), della SARS-CoV-2 in 20 (43%), dell’influenza in uno (2%) e del virus varicella-zoster in uno (2%). Le strutture carcerarie negli Stati Uniti sono state quelle più studiate (15, 33%), seguite dal Brasile (8, 17%). La maggior parte degli studi (36, 80%) ha utilizzato modelli compartimentali (rispetto a quelli individuali o basati su agenti).
Gli studi sulla tubercolosi hanno modellato tipicamente la trasmissione all’interno di una singola struttura, mentre la maggior parte dei lavori sul SARS-CoV-2 hanno simulato la trasmissione in più luoghi, compresi gli ambienti carcerari e comunitari.
La metà degli studi ha adattato i modelli ai dati epidemiologici e tre hanno convalidato le previsioni dei modelli. inoltre, i modelli sono stati utilizzati per stimare gli effetti degli interventi passati o potenzialmente futuri in 32 (70%) studi, per prevedere lo status quo (senza modificare le condizioni) in sei (13%) e, per esaminare solo gli aspetti teorici della trasmissione, in otto (17%).
Gli interventi in genere comprendevano test e trattamento, quarantena, isolamento e/o ventilazione delle strutture. Le misure messe in atto hanno ridotto sostanzialmente la trasmissione, ma alcune di queste non erano ben definite o non prendevano in considerazione le questioni etiche. Gli Autori concludono che la pandemia ha sollecitato un’attenzione urgente nei confronti delle dinamiche di trasmissione nelle carceri, ma c’è stata poca modellazione di infezioni respiratorie diverse dalla SARS-CoV-2 e dalla tubercolosi. Una maggiore attenzione alla calibrazione, alla validazione e agli aspetti pratici ed etici dell’attuazione degli interventi potrebbe migliorare la traduzione delle stime dei modelli in benefici tangibili per le persone in prigione che sono altamente vulnerabili.
Fonte:Epidemics. 2025
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1755436524000707?via%3Dihub
E’ disponibile una nuova versione dell’app MSD Salute: non dimenticare di aggiornarla!