G7 Salute al via. Schillaci: “Riaffermare che la salute è un bene fondamentale per la società”
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Uno studio coordinato da Maya Koronyo-Hamaoui, del Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles ha evidenziato i complessi effetti della malattia di Alzheimer sulla retina dell’occhio e in che modo questi cambiamenti corrispondono alle alterazioni a livello di funzionalità cerebrale e cognitiva. I risultati della ricerca sono stati pubblicati da Acta Neuropathologica.
La retina è un’estensione del cervello e offre una possibilità affidabile e non invasiva di monitorare il sistema nervoso centrale.
Il team ha analizzato le retine e campioni di tessuto raccolti per 14 anni da 86 donatori e ha confrontato i campioni dei donatori con funzionalità cognitiva normale con quelli con lieve alterazione cognitiva, nelle fasi precoci della malattia di Alzheimer, e con quelli con la malattia neurodegenerativa in fase avanzata.
I ricercatori hanno valutato le caratteristiche fisiche delle retine di questi pazienti, misurando e mappando marker di infiammazione e perdita di funzionalità cellulare e analizzando le proteine presenti nelle retine e nel tessuto cerebrale.
Dai risultati è emerso che nella retina di questi pazienti si evidenziava una sovrabbondanza della proteina amiloide beta- 42 – che nel cervello si aggrega per formare le placche distruggendo la funzionalità cerebrale – un accumulo di beta amiloide nelle cellule gangliari, che fanno da ponte tra la retina e il nervo ottico e che assicurano la visione, un elevato numero di astrociti e cellule immunitarie, chiamate microglia, che circondano le placche di beta amiloide, e la comparsa di specifiche molecole e pathway biologici responsabili di infiammazione e morte di cellule e tessuti.
Fonte: Acta Neuropathologica 2023
https://link.springer.com/article/10.1007/s00401-023-02548-2
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