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Uno studio pubblicato sulla rivista Heart ha evidenziato come alcuni marker immunitari possano essere predittivi dell’incidenza di scompenso cardiaco (HF). Utilizzando i dati della UK Biobank, i ricercatori hanno analizzato le correlazioni tra marker di stato immunitario e lo sviluppo di HF, con l’obiettivo di identificare potenziali fattori predittivi per interventi mirati.
Il campione dello studio comprendeva 330.362 partecipanti, la cui immunità è stata valutata attraverso il conteggio delle cellule ematiche e l’analisi dei rapporti derivati tra leucociti. I marker di immunità innata considerati includevano neutrofili, monociti, indice immuno-infiammatorio sistemico (SII), rapporto neutrofili-linfociti (NLR) e rapporto piastrine-linfociti (PLR). In parallelo, i linfociti e il rapporto linfociti-monociti (LMR) sono stati usati come indicatori di immunità specifica.
Durante un follow-up mediano di 14,1 anni, 9.611 partecipanti (2,9%) hanno sviluppato HF. Dai risultati è emerso che un aumento dei marker dell’immunità innata – neutrofili, monociti, SII e NLR – si associava positivamente all’incidenza di HF. In particolare, ogni incremento di una deviazione standard nei valori di questi marker comportava un aumento del rischio di HF, con hazard ratio (HR) completamente aggiustati di 1,20 per i neutrofili, 1,09 per i monociti, 1,12 per SII e 1,16 per NLR. Al contrario, i marker di immunità specifica, inclusi piastrine, linfociti e LMR, risultavano inversamente correlati con l’incidenza di HF, con HR di 0,97 per le piastrine, 0,97 per i linfociti e 0,90 per LMR.
Lo studio suggerisce quindi che i marker dell’immunità innata sono associati a un rischio maggiore di HF, mentre quelli dell’immunità specifica sono legati a una minore incidenza. Questi risultati forniscono nuovi spunti per la previsione dello scompenso cardiaco e aprono alla possibilità di interventi di prevenzione mirati basati sullo stato immunitario dei pazienti.
Fonte: Heart
https://heart.bmj.com/content/early/2024/11/01/heartjnl-2024-324591
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