Infezioni batteriche nei trapianti di organi: sfide globali
Le infezioni batteriche, in particolare quelle causate da organismi multi-resistenti ai farmaci, rimangono una grave minaccia per la sopravvivenza dei […]
Bassa pressione arteriosa media, uso di vasopressori e nefropatia preesistente: sono questi i tre principali predittori di esito infausto nei pazienti ricoverati per infezioni complicate della cute e dei tessuti molli. A identificarli è uno studio retrospettivo pubblicato su SAGE Open Medicine, condotto su oltre 230 pazienti ricoverati per infezioni gravi tra il 2012 e il 2022.
“Il riconoscimento precoce dei soggetti a maggior rischio di sepsi e che hanno necessità di terapia intensiva per evitare la morte può migliorare la gestione e l’allocazione delle risorse in contesti ospedalieri critici” spiega l’autrice principale dello studio, Haifa Algethamy, della King Abdulaziz University, King Abdulaziz University Hospital, Jeddah, Arabia Saudita.
Dei 235 pazienti analizzati, la maggior parte presentava comorbidità importanti, infatti il 93,2% era affetto da diabete, il 76,2% da patologie cardiovascolari e oltre un terzo da insufficienza renale cronica. Il 75% dei casi soddisfaceva i criteri per fascite necrotizzante, con prognosi severa. Durante il ricovero, quasi un paziente su tre ha sviluppato sepsi, oltre il 30% è stato trasferito in terapia intensiva e più del 20% non è sopravvissuto alla dimissione. Le analisi di regressione hanno evidenziato che una pressione arteriosa media bassa e l’uso di vasopressori erano fortemente associati a tutti e tre gli esiti negativi. La presenza di malattia renale cronica, invece, risultava un fattore indipendente predittivo di morte intraospedaliera. Infine, un punteggio ridotto della Glasgow Coma Scale si è rivelato un buon predittore di sepsi e necessità di terapia intensiva, ma non di mortalità.
Fonte: SAGE Open Med. 2025
https://journals.sagepub.com/doi/10.1177/20503121251336069