
Purificatori d'aria e infezioni chirurgiche: efficacia sotto esame
“Nelle sale operatorie moderne dotate di sistemi di ventilazione standard a flusso d’aria di livello medio, l’aggiunta di purificatori d’aria […]
Una meta-analisi del 2021, basata su 37 studi randomizzati controllati (RCT) condotti sulla supplementazione di vitamina D per la prevenzione delle infezioni respiratorie acute (ARI), ha rilevato un effetto protettivo statisticamente significativo dell’intervento (odds ratio [OR] 0,92 [IC 95% 0,86-0,99]).
Da allora, sono stati completati 6 nuovi RCT, incluso uno molto ampio (n=15.804). David A Jolliffe e i suoi collaboratori hanno eseguito una revisione sistematica e una meta-analisi con un modello a effetti casuali con l’obiettivo di riesaminare il legame tra la supplementazione di vitamina D e la prevenzione delle ARI. Sono state effettuate anche analisi di sottogruppo per determinare se gli effetti della vitamina D sul rischio di ARI variano in base alla concentrazione basale di 25-idrossivitamina D (25[OH]D), al regime di dosaggio o all’età.
Sono stati esplorati con attenzione i database MEDLINE, EMBASE, Cochrane Central Register of Controlled Trials, Web of Science e ClinicalTrials.gov alla ricerca di lavori pertinenti pubblicati tra il 1° maggio 2020 e il 30 aprile 2024. Non sono state imposte restrizioni linguistiche ed erano ammissibili RCT in doppio cieco che hanno confrontato l’integrazione di vitamina D, per qualsiasi durata di tempo, con placebo o controllo.
Sono stati ottenuti dati aggregati, stratificati per concentrazione basale di 25(OH)D ed età. Alla fine, gli esperti hanno selezionato 6 nuovi RCT (19.337 partecipanti). I dati sono stati ottenuti per 16.085 (83,2%) partecipanti in tre nuovi RCT e combinati con quelli di 48.488 partecipanti in 43 RCT identificati in una precedente meta-analisi condotta dallo stesso team.
L’integrazione di vitamina D non ha influenzato in modo significativo il rischio complessivo di ARI (OR 0,94 [IC 95% 0,88-1,00], p=0,057; 40 studi; 61.589 partecipanti; I2=26,4%). Inoltre, l’analisi di sottogruppo pre-specificata non ha rilevato evidenze di modificazione dell’effetto in base all’età, allo stato basale della vitamina D, alla frequenza di dosaggio o alla quantità del dosaggio. In aggiunta, la vitamina D non ha modificato la proporzione di partecipanti che hanno sperimentato almeno un evento avverso grave (OR 0,96 [IC 95% 0,90-1,04]; 38 studi; I2=0,0%).
Un grafico a imbuto ha mostrato asimmetria sul lato sinistro (p=0,0020, test di Egger). Gli Autori concludono che i risultati sull’effetto complessivo della supplementazione di vitamina D sul rischio di ARI sono simili a quelli già ottenuti in precedenza e l’IC 95% per la stima dell’effetto indica l’inesistenza di una protezione statisticamente significativa. Registrato con PROSPERO (n. CRD42024527191)
Fonte: Lancet Diabetes Endocrinol. 2025
https://www.thelancet.com/journals/landia/article/PIIS2213-8587(24)00348-6/fulltext
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