Rischio di trasmissione post-mortem di epatite e di altre malattie infettive

Le autopsie possono esporre al rischio di trasmissione di malattie infettive. Un gruppo di ricercatori ha eseguito una revisione dell’argomento con la finalità di valutare il rischio di trasmissione professionale post-mortem di HIV, HBV, HCV, Mycobacterium tuberculosis (MBT), SARS-CoV-2, e prioni, nonché di stimare la durata della loro infettività. Seguendo le linee guida PRISMA 2020, sono state esplorate in modo esaustivo le banche dati Pubmed, Web of Science, Google Scholar e Sciencedirect alla ricerca di lavori specifici pubblicati fino al 28 febbraio 2023. La ricerca ha incluso articoli in qualsiasi lingua e data di pubblicazione.

Sono stati esclusi studi su animali e trasmissioni tra due persone viventi oppure al di fuori dell’ambiente lavorativo. Il rischio di bias è stato esaminato utilizzando gli strumenti di valutazione appropriati per ciascuna tipologia di studio ed è stata eseguita un’analisi descrittiva.

Alla fine, gli esperti hanno selezionato 46 documenti ritenuti idonei. Casi certi di trasmissione post-mortem sono stati riscontrati per HIV (n = 1) e MBT (n = 18). L’intervallo post-mortem più lungo per test diagnostici positivi è di 17 giorni per HIV, 60 per HBV, 7 per HCV, 36 per MBT e 17 per SARS-CoV-2. L’intervallo post-mortem più lungo per colture positive è di 21 ore per HIV, 6 giorni per HBV, 36 giorni per MBT e 17 giorni per SARS-CoV-2.

La metodologia degli studi è risultata eterogenea e alcuni di questi sono associati a un alto rischio di bias. Gli Autori concludono che nella letteratura scientifica mancano dati consistenti sull’infettività delle salme, ad eccezione del MBT. In assenza di dati scientifici robusti e recenti, i lavoratori del settore dovrebbero seguire sistematicamente le raccomandazioni di una buona pratica e mettere in atto le opportune precauzioni durante le autopsie. 

Fonte: Leg Med 2024

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1344622324001408

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