
Sarcopenia tra persone con HIV, indice EWGSOP1 più efficace dell’EWGSOP2 nel rilevarla
La prevalenza di sarcopenia nelle persone con HIV/AIDS sarebbe otto volte superiore utilizzando l’indice EWGSOP1, del 2010, rispetto all’EWGSOP2, messo […]
Relativamente alle infezioni urinarie ricorrenti (UT), i video da fonti mediche presenti online sarebbero più affidabili rispetto a quelli da fonti non mediche. Tuttavia, non vi sarebbe alcuna differenza nella qualità della diffusione delle informazioni. È quanto mostrano Benjamin Worrall e colleghi del Northern Beaches Hospital di Sidney, in Australia, secondo i quali i pazienti possono avere preconcetti imprecisi sul trattamento delle UTI appresi da YouTube, che i medici dovrebbero essere preparati ad affrontare. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Urogynecology.
I video online caricati sulla piattaforma YouTube sono un’importante fonte di informazioni sulle UTI. Obiettivo dello studio era valutare la qualità dei video su YouTube relativi alla prevenzione delle UTI. Per la ricerca, tre medici hanno esaminato in modo indipendente i primi 50 risultati di ricerca di YouTube per “come prevenire le UTI”, utilizzando DISCERN e Patient Education Materials Assessment Tool (PEMAT).
Dai risultati è emerso che 16 video su 47 (34%) erano prodotti da fonti mediche e 43 su 47 (91%) erano rivolti a pazienti, piuttosto che a medici. Le visualizzazioni medie per video erano 24.110 (88-5.552.204). Le fonti non mediche si sono classificate più in alto nei risultati di ricerca (p <0,05) e avevano più iscritti e visualizzazioni. Inoltre, le fonti mediche erano significativamente più accurate rispetto a quelle non mediche (p =0,03) e la qualità complessiva del materiale evidence-based è stata moderata. Infine, la comprensibilità media complessiva è stata del 62,8% e l’attuabilità è stata del 65,7%, senza differenze significative tra fonti mediche e non mediche e il numero di visualizzazioni non è stato associato a punteggi PEMAT o DISCERN significativamente più alti.
Fonte: Urogynecology. 2025
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