Il carcinoma polmonare è una patologia che spesso viene diagnosticata tardivamente anche per via della carenza dei metodi diagnostici precoci. Gli approcci diagnostici classici prevedono l’aspirazione con ago sottile guidata da ecografia endoscopica (EUS-FNA), la risonanza magnetica (MRI) e la tomografia computerizzata a basso dosaggio (LDCT), che, sebbene siano spesso efficaci non sono esenti da limitazioni quali invasività, costi elevati e rischio di falsi positivi.
La biopsia liquida si posiziona al contrario come una tecnica innovativa che si distingue dai metodi tradizionali per la sua natura non invasiva e per la capacità di campionare a livello molecolare le mutazioni tumorali tramite l’analisi del DNA tumorale circolante (ctDNA).
Il principio alla base è che il ctDNA viene rilasciato nel circolo ematico durante i processi di apoptosi o necrosi delle cellule tumorali ed offre pertanto informazioni dinamiche e aggiornate sulla biologia del tumore. Il beneficio primario di questa tecnica risiede nell’elevata sensibilità e specificità nella rilevazione di alterazioni genetiche anche a bassi livelli di ctDNA, spesso presenti nelle fasi iniziali dei tumori. Il campione prelevato viene infatti processato mediante tecniche avanzate, tra cui la PCR digitale (dPCR), per quantificare con precisione le molecole di DNA, e il sequenziamento di nuova generazione (NGS), al fine di identificare mutazioni, alterazioni della metilazione e instabilità microsatellitare.
In particolare, a partire dal rilevamento di mutazioni driver, come quelle nei geni EGFR, KRAS e ALK è possibile declinare opportunamente la scelta delle terapie target a vantaggio di un trattamento mirato ed efficace. In aggiunta, la biopsia liquida non si limita solo al ruolo diagnostico, ma consente anche il monitoraggio continuo della progressione tumorale e l’individuazione precoce di resistenze terapeutiche. Questo è possibile grazie alla breve emivita del ctDNA, compresa tra 15 minuti e 2,5 ore, che offre una visione dinamica della malattia in tempo reale. Infine, a differenza delle biopsie tissutali tradizionali, che forniscono informazioni statiche limitate al momento del prelievo, la biopsia liquida permette un approccio non invasivo per il controllo periodico dell’evoluzione tumorale e l’adattamento delle strategie terapeutiche.
Va tuttavia precisato che allo stato corrente la biopsia liquida nel carcinoma polmonare non è priva di limitazioni: a titolo di esempio la concentrazione di ctDNA può essere estremamente bassa, specialmente nelle fasi iniziali della malattia, e il ctDNA tumorale può essere confuso con il DNA libero derivato da tessuti normali. Al contempo, restano ancora da standardizzare le metodologie analitiche per garantire la riproducibilità ed ottenere l’accuratezza dei risultati. Nonostante i limiti descritti, la biopsia liquida è attualmente una soluzione promettente per la gestione del carcinoma polmonare che fornisce dati utili ad effettuare una diagnosi precoce e personalizzare le terapie a partire dalla caratterizzazione delle mutazioni biologiche. Nel prossimo futuro è auspicabile che tale tecnica venga validata ed integrata definitivamente nella pratica clinica oncologica.
Fonte: Journal of Experimental & Clinical Cancer Research
https://jeccr.biomedcentral.com/articles/10.1186/s13046-024-03026-7
IT-NON-12004-W-04/2027
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