
Uso della litotrissia intravascolare per le calcificazioni coronariche
Il trattamento delle lesioni coronariche gravemente calcifiche mediante intervento coronarico percutaneo (PCI) rappresenta una sfida clinica significativa a causa della […]
Un recente studio pubblicato sulla rivista European Heart Journal ha esaminato l’efficacia degli stent a rilascio di farmaco a polimero biodegradabile (BP-EES) rispetto a quelli con polimero durevole (DP-EES) nel prevenire la neoaterosclerosi a lungo termine. La neoaterosclerosi è una delle principali cause di fallimento tardivo ( oltre un anno dopo l’impianto) degli stent.
Lo studio CONNECT, un trial randomizzato e multicentrico condotto in Giappone e Svizzera, ha coinvolto 239 pazienti con infarto miocardico acuto con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI). I pazienti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere un intervento coronarico percutaneo primario (pPCI) con BP-EES o DP-EES. L’endpoint primario era la frequenza di neoaterosclerosi valutata tramite tomografia a coerenza ottica (OCT) a tre anni dall’intervento.
I risultati hanno mostrato che la neoaterosclerosi non differiva significativamente tra i due gruppi: 11,4% per BP-EES e 13,3% per DP-EES (odds ratio 0,83, intervallo di confidenza al 95% 0,33-2,04, p=0,69). Non sono state riscontrate differenze significative nella frequenza di fibroateroma (BP-EES 9,1% vs DP-EES 11,1%, p=0,66) o nell’accumulo di macrofagi (BP-EES 4,5% vs DP-EES 3,3%, p=0,68). Inoltre, non è stata osservata neoaterosclerosi fibrocalcifica nei due gruppi. Anche i tassi di fallimento della lesione target non differivano tra i gruppi (BP-EES 5,9% vs DP-EES 6,0%, p=0,97).
In conclusione, l’uso di BP-EES per il pPCI nei pazienti con STEMI non è risultato superiore a DP-EES in termini di frequenza di neoaterosclerosi a tre anni.
Fonte: European Heart Journal, 2024
https://doi.org/10.1093/eurheartj/ehae589
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