
Purificatori d'aria e infezioni chirurgiche: efficacia sotto esame
“Nelle sale operatorie moderne dotate di sistemi di ventilazione standard a flusso d’aria di livello medio, l’aggiunta di purificatori d’aria […]
Uno studio retrospettivo, condotto da Mesut Kariksiz del Basaksehir Cam and Sakura City Hospital, Universityof Health Sciences, di Istanbul, Turchia, e pubblicato sull’European Journal of Trauma and Emergency Surgery, ha analizzato l’impatto dei fattori clinici, dei trattamenti applicati e delle tempistiche di intervento sugli esiti dei pazienti con infezioni necrotizzanti dei tessuti molli (NSTI) degli arti inferiori.
“Le infezioni necrotizzanti dei tessuti molli rappresentano una patologia estremamente grave e a rapida progressione, che può mettere a rischio la vita del paziente se non trattata tempestivamente. Tuttavia, la diagnosi risulta spesso complessa, a causa della natura non specifica dei sintomi iniziali, con conseguente ritardo nell’intervento e un incremento del rischio di esiti sfavorevoli. Noi abbiamo voluto analizzare gli effetti dei parametri clinici, dei trattamenti e degli interventi iniziali sulla mortalità e sulle amputazioni degli arti inferiori” spiegano gli autori.
Lo studio ha incluso 50 pazienti trattati tra il 2021 e il 2024. È emerso che la mortalità complessiva era pari al 20%, mentre la percentuale di amputazioni ha raggiunto il 60%, a conferma della gravità del quadro clinico. Ulteriori analisi hanno rilevato che la durata del ricovero in terapia intensiva e dell’ospedalizzazione complessiva erano significativamente associate alla mortalità, evidenziando il peso delle condizioni sistemiche gravi sul rischio di decesso.
Tra i fattori di rischio valutati, il diabete mellito è risultato significativamente associato al rischio di amputazione, sottolineando la necessità di un monitoraggio particolarmente attento nei pazienti con questa comorbilità. Al contrario, parametri spesso utilizzati come il punteggio LRINEC, la presenza di sepsi, l’insufficienza renale cronica, il fumo, la terapia con ossigeno iperbarico e la tempistica dell’intervento chirurgico non hanno mostrato un’associazione significativa con il rischio di amputazione.
Dal punto di vista microbiologico, il patogeno più frequentemente isolato nei pazienti è stato Streptococcus pyogenes. “I risultati del nostro studio mettono in discussione l’affidabilità di alcuni indici comunemente usati in fase diagnostica e rafforzano l’importanza di una diagnosi precoce e di un trattamento tempestivo e multidisciplinare, in particolare nei soggetti con comorbilità croniche. La gestione clinica delle NSTI, con un’attenzione prioritaria all’individuazione precoce dei casi a rischio, rimane essenziale per ridurre mortalità e amputazioni” concludono gli autori.
Fonte: Eur J Trauma Emerg Surg. 2025
https://link.springer.com/article/10.1007/s00068-025-02835-5
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