Vitamina D ad alte dosi non influenza l’incidenza di diabete di tipo 2
L’assunzione di vitamina D a dosi significativamente più alte di quelle raccomandate non influenza l’incidenza del diabete di tipo 2 […]
La perdita di proteina legante la vitamina D nelle urine nel tempo può essere un indicatore utile per prevedere il danno tubulare renale nei soggetti a rischio di diabete, secondo uno studio pubblicato sul Journal of the Endocrine Society. “Studi recenti hanno riscontrato elevate concentrazioni urinarie di proteina legante la vitamina D (uVDBP) in pazienti con malattia renale diabetica, ma l’utilità di uVDBP per prevedere il deterioramento della funzionalità renale nel tempo non è stata ben esaminata” spiega Zhila Semnani-Azad, della Harvard T. H. Chan School of Public Health, Boston, Massachussetts, USA, primo nome dello studio.
Gli esperti volevano valutare l’associazione di uVDBP con cambiamenti longitudinali nella funzionalità renale. Gli adulti a rischio di diabete di tipo 2 provenienti dallo studio Prospective Metabolism and Islet Cell Evaluation (PROMISE) sono stati sottoposti a tre valutazioni in sei anni (n = 727). Come misure della funzionalità renale sono stati utilizzati il rapporto albumina/creatinina urinaria (ACR) e la velocità di filtrazione glomerulare stimata (eGFR). Le misurazioni di uVDBP sono state eseguite con un test immunoassorbente legato a un enzima e normalizzate alla creatinina urinaria (uVDBP:cr). Le equazioni di stima generalizzate (GEE) hanno valutato le associazioni longitudinali di uVDBP e uVDBP:cr con le misure della funzionalità renale, aggiustando per le covariate.
La perdita di uVDBP renale aumentava con la crescita di ACR al basale. Gli individui con normoalbuminuria, microalbuminuria e macroalbuminuria avevano concentrazioni mediane log uVDBP:cr di 1,62 μg/mmol, 2,63 μg/mmol e 2,48 μg/mmol, e l’ACR era correlato positivamente con le concentrazioni di uVDBP, ma non è stata riscontrata alcuna associazione significativa tra uVDBP ed eGFR al basale. I modelli GEE longitudinali aggiustati hanno indicato che ciascun aumento di una deviazione standard sia nel valore basale che longitudinale di uVDBP:cr era significativamente associato a un ACR più elevato nell’arco di sei anni. Al contrario, né le misure uVDBP:cr al basale né quelle longitudinali hanno mostrato un’associazione significativa con i cambiamenti dell’eGFR nel tempo.
Fonte: J Endocr Soc. 2024
https://academic.oup.com/jes/article/8/3/bvae014/7595653
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