L’incidenza dell’ulcera peptica segue le stagioni, e aumenta in inverno
Secondo uno studio pubblicato su BMJ Open Gastroenterology, nelle regioni tropicali e subtropicali di Taiwan, si osserva una variazione stagionale […]
Partendo dal presupposto che non tutte le persone con una storia familiare di malattia infiammatoria intestinale manifestano questa condizione, un gruppo di ricercatori coordinato da Eric Martens, dell’Università del Michigan, ha trovato una complessa interazione tra dieta, geni e microbiota intestinale che potrebbe spiegare perché si sviluppa IBD. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Cell Host & Microbe.
La ricerca si è basata su studi precedenti che hanno mostrato che una dieta povera di fibre porta a una proliferazione di batteri che degradano le mucine, che mangiano il rivestimento del muco dell’intestino. Di contro, in un modello animale, il team ha mostrato che una dieta ricca di fibre impedisce lo sviluppo di infiammazione. Questo fenomeno ha consentito agli autori di ipotizzare che le fibre possono invertire gli effetti deleteri della degradazione del muco ad opera di alcune specie batteriche.
Oltre a questo, il team ha osservato che elevate quantità di un acido grasso a catena singola, l’isobutirrato, potrebbero sopprimere l’infiammazione, come accade tra i pazienti che si sottopongono al trattamento con nutrizione enterale in via esclusiva, che è efficace pur andando a escludere l’apporto di fibre.
Fonte: Cell Host & Microbe 2024
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S193131282400060X?via%3Dihub
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