L’incidenza dell’ulcera peptica segue le stagioni, e aumenta in inverno
Secondo uno studio pubblicato su BMJ Open Gastroenterology, nelle regioni tropicali e subtropicali di Taiwan, si osserva una variazione stagionale […]
La disbiosi persistente può aumentare la vulnerabilità alle ricadute della malattia di Crohn pediatrica. È quanto mostra, su Scientific Reports, un team guidato da Rebecca Pierce dell’Università della Virginia di Charlottesville (USA).
Sebbene siano stati identificati i possibili fattori scatenanti della malattia di Crohn, i motivi precisi delle ricadute non sono stati ben chiariti, soprattutto nella popolazione pediatrica. Pierce e colleghi hanno analizzato campioni di biopsie intestinali di sei pazienti con malattia di Crohn pediatrica in remissione provenienti dallo studio BEED (Bangladesh Environmental Enteric Dysfunction) e un gruppo di controllo di 16 pazienti pediatrici senza evidenti malattie. Oltre a identificare le differenze nella composizione del microbiota, comprese diminuzioni nei generi Streptococcus e Actinobacillus e aumenti di Oribacterium e Prevotella nei pazienti con malattia di Crohn controllata, un’analisi istologica ha rilevato che i pazienti con la IBD avevano una maggiore integrità epiteliale e una diminuzione dei linfociti intraepiteliali rispetto ai controlli. Inoltre, il team ha osservato un aumento delle cellule T CD4+ periferiche nei pazienti con malattia di Crohn pediatrica. Questi risultati indicano che i markers dell’infiammazione rispondono al trattamento della malattia di Crohn, ma che gli interventi potrebbero non risolvere la disbiosi sottostante.
Fonte: Scientific Reports 2024
https://www.nature.com/articles/s41598-024-63299-y
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