Alimentazione notturna e turni di notte: impatto su sensibilità insulinica e metabolismo del glucosio
Un recente studio pubblicato su Diabetologia ha esplorato come l’assunzione di cibo durante i turni di lavoro notturni influenzi il […]
Uno studio pubblicato sulla rivista Cardiovascular Diabetology ha esplorato il legame tra il diabete mellito di tipo 2 (T2DM) e la ridotta variabilità della frequenza cardiaca (HRV), concentrandosi sul ruolo del tessuto adiposo epicardico. La ricerca ha coinvolto 380 partecipanti, di cui 249 pazienti con T2DM e 131 controlli non diabetici. Sono state misurate le spessore di quattro tipi di tessuto adiposo (sottocutaneo, extraperitoneale, intraperitoneale ed epicardico) tramite ecografia addominale o ecocardiografia. La HRV è stata valutata con un monitoraggio Holter di 24 ore, analizzando sia gli indici nel dominio della frequenza (LF, HF, LF/HF) che quelli nel dominio del tempo (SDNN, SDANN, indice SDNN, rMSSD e pNN50).
I risultati hanno mostrato che i pazienti con T2DM presentavano una significativa riduzione degli indici di HRV e un aumento notevole dello spessore dei tessuti adiposi extraperitoneale, intraperitoneale ed epicardico. L’analisi di mediazione ha rivelato che il tessuto adiposo epicardico mediava significativamente l’effetto del T2DM su sei indici di HRV, con proporzioni di mediazione variabili dal 16.38% al 68.33%. Inoltre, il tessuto adiposo epicardico ha parzialmente mediato la relazione tra T2DM e ridotta HRV burden (24.26%).
Questi risultati sottolineano l’importanza di mirare al grasso viscerale specifico del cuore per prevenire la neuropatia autonomica cardiaca nei pazienti diabetici.
Fonte: Cardiovasc Diabetol 2024
https://cardiab.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12933-024-02438-1
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