Artrite psoriasica: l’attività fisica come alleata

Nel 2021, uno studio condotto in Francia e pubblicato sulla rivista Clinical Rheumatology ha messo in luce un aspetto fondamentale per i pazienti affetti da artrite psoriasica (PsA), una condizione spesso associata a uno stile di vita sedentario: l’attività fisica. Questo studio ha evidenziato che l’esercizio fisico ha effetti benefici sull’andamento della malattia, sul benessere generale e sulla riduzione di alcuni fattori di rischio cardiovascolari legati alla PsA. Inoltre, è stato riscontrato che il rischio di entesite e peggioramenti della malattia è piuttosto basso tra coloro che praticano regolarmente esercizio fisico.

Gli studiosi hanno condotto una revisione sistematica che ha coinvolto un totale di 13 studi, confermando l’importanza cruciale dell’attività fisica nel trattamento della PsA. La ricerca ha evidenziato che l’esercizio fisico ha portato a miglioramenti significativi nei punteggi del BASDAI (Indice di Attività della Malattia della Spondilite Anchilosante di Bath), riducendo quindi l’attività infiammatoria della malattia. Inoltre, i sintomi generali come il dolore e l’affaticamento hanno registrato una sensibile diminuzione tra i pazienti attivi. Non solo l’attività fisica ha influito positivamente sulla malattia stessa, ma ha anche dimostrato di avere un impatto positivo sulla qualità della vita dei pazienti. Oltre a ciò, la forza muscolare è stata rafforzata e alcune delle comorbilità cardiovascolari associate alla PsA sono state notevolmente migliorate.

In conclusione, gli studi evidenziano chiaramente i benefici dell’esercizio fisico nella gestione della PsA, in quanto influenza positivamente l’attività della malattia, il benessere generale e persino alcune comorbilità cardiovascolari. La prospettiva di un trattamento integrato che includa l’attività fisica come parte fondamentale del percorso terapeutico offre un promettente campo di studio e di miglioramento della qualità della vita per chi vive con questa complessa condizione medica.

Fonte: Clinical rheumatology

https://link.springer.com/article/10.1007/s10067-021-05739-y

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