
Esercizio fisico e BPCO: miglioramenti cognitivi sotto i riflettori
Uscito nel 2025 su European respiratory review, uno studio condotta in Cina ha dimostrato che l’esercizio fisico non solo migliora […]
Secondo un gruppo di scienziati polacchi della Medical University of Warsaw esiste un possibile legame tra asma e rischio di demenza, inclusa la malattia di Alzheimer. “Sembra che l’infiammazione locale associata all’asma possa estendersi al sistema nervoso centrale, contribuendo alla neurodegenerazione, al danno sinaptico e alla neuroinfiammazione”, affermano gli autori nella revisione sistematica pubblicata su Cureus. Gli autori hanno infatti analizzato il ruolo dell’infiammazione cronica delle vie aeree, caratteristica dell’asma, e i suoi effetti sul sistema nervoso centrale, ancora poco conosciuti. Un ulteriore aspetto emerso è il ruolo controverso delle terapie per l’asma. Alcuni trattamenti potrebbero influenzare, in positivo o negativo, il rischio di sviluppare demenza, aprendo la strada a studi futuri mirati a identificare strategie farmacologiche più sicure e personalizzate. Per i medici, questo rappresenta un’opportunità di riflessione sulla gestione complessiva dei pazienti asmatici, non solo per il controllo dei sintomi respiratori, ma anche in un’ottica di prevenzione delle patologie neurodegenerative.
Gli autori concludono che “le ricerche future dovrebbero esplorare i meccanismi che collegano asma e demenza e investigare le opzioni terapeutiche che potrebbero rallentare o prevenire il declino cognitivo”, con l’obiettivo di ridurre i rischi a lungo termine nei pazienti. Un’attenzione precoce nella gestione dell’asma potrebbe quindi fare la differenza nel prevenire o ritardare l’insorgenza di patologie neurodegenerative nei pazienti asmatici. Questa prospettiva innovativa invita a superare i confini della pneumologia, considerando l’asma non solo come una condizione respiratoria, ma anche come un potenziale fattore di rischio modificabile per la demenza. Intervenire tempestivamente potrebbe rappresentare un’opportunità per ridurre il rischio di declino cognitivo, aprendo nuove strade nella cura integrata dei pazienti.
Fonte: Cureus
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