Dopo il Covid l’Oms Europa lancia la prima rete paneuropea per il controllo delle malattie
L’Oms Europa ha lanciato congiuntamente la Rete paneuropea per il controllo delle malattie (Ndc) con l’Agenzia per la […]
Una recente indagine pubblicata su Pediatrics ha valutato gli esiti dei bambini nati da madri positive all’antigene di superficie dell’epatite B (HBsAg) e gestiti dal programma nazionale di prevenzione dell’epatite B perinatale dei Centers for Disease Control and Prevention.
I ricercatori hanno esaminato i report annuali presentati da 56 giurisdizioni degli Stati Uniti dal 2009 al 2017. I rapporti hanno esaminato la profilassi post-esposizione dell’epatite B infantile, il completamento della serie di vaccini e i test sierologici post-vaccinazione. Hanno anche confrontato il numero di coppie madre-infante nel programma con il numero di bambini che si stima siano nati da donne HBsAg-positive dal 2009 al 2014 e dal 2015 al 2017.
Il Perinatal Hepatitis B Prevention Program ha trovato 103.825 bambini nati dal 2009 al 2017 con madri HBsAg-positive. Nello stesso periodo di tempo, il rapporto dei neonati che sono stati identificati annualmente è aumentato, passando dal 48,1% al 52,6%.
I risultati dell’analisi indicano che il programma di prevenzione dell’epatite B perinatale ha gestito con successo i bambini nati da donne HBsAg-positive e ha garantito che i piccoli raggiungessero l’immunità dalla malattia. I ricercatori hanno tuttavia evidenziato come gli operatori sanitari debbano sviluppare strategie più efficaci per colmare il divario tra il numero di bambini stimati e quelli che vengono identificati.
Fonte: Pediatrics