Quasi un terzo degli italiani rateizza o rinuncia alle cure

Meno favorevoli a eutanasia, ma aperti a adozione per gay e single e all’eterologa. Il rapporto Eurispes

La necessità di contenere le uscite porta spesso gli italiani a dover rinunciare a spese necessarie per la salute e il benessere personale: il 28,2% degli italiani ha rinunciato a cure/interventi dentistici, il 27,2% ad effettuare controlli medici periodici e di prevenzione, il 22,3% a visite specialistiche per disturbi/patologie specifiche e il 18,1% a terapie o interventi medici. Lo evidenzia il 37esimo Rapporto Italia dell’Eurispes.

Molti (45,3%), pur avendone necessità, hanno dovuto fare a meno dell’aiuto di una badante. Non manca chi ha rimandato lavori o ristrutturazioni in casa (38,2%) o ha deciso di pagare in nero alcuni servizi come ripetizioni, riparazioni, assistenza domestica, medici, ecc. (37,5%). L’ampio ricorso alla rateizzazione, l’utilizzo crescente di piattaforme digitali per dilazionare i pagamenti e la rinuncia a prestazioni sanitarie o a servizi di sostegno familiare delineano un quadro in cui la sostenibilità economica è affidata sempre più a strumenti flessibili e a strategie difensive.

Nel rapporto, ampio spazio ai temi etici e gli italiani favorevoli all’eutanasia sono il 67,9% (tra i dati più bassi rilevati in serie storica), mentre il 65,7% sostiene la possibilità di ricorrere all’eutanasia in caso di demenza senile avanzata se indicato dal soggetto interessato nelle proprie disposizioni anticipate: il suicidio assistito, con l’ausilio di un medico per porre fine alla propria vita, trova favorevoli il 46,9% dei cittadini. Il 77,8% degli italiani sono poi favorevoli al testamento biologico. Largo consenso trova anche la tutela giuridica delle coppie di fatto indipendentemente dal sesso (70,2%) e i matrimoni per le persone dello stesso sesso (66,8%). Poco più di un italiano su due si dichiara favorevole alla possibilità di adottare figli per le coppie omosessuali (51,9%) e per i single (54,3%). La fecondazione eterologa incontra il favore del 59,7% dei cittadini mentre sono pochi a concordare con la pratica dell’utero in affitto (35,5%). Se la possibilità di cambiare sesso tramite autodichiarazione dell’interessato non trova grande consenso (37,2%), il riconoscimento delle identità di genere che non si rispecchiano nel femminile o nel maschile convince poco più della metà degli italiani (51,1%). Infine, la legalizzazione delle droghe leggere (42%) e quella della prostituzione (48,2%) si fermano al di sotto del 50% dei consensi.

Quanto alle abitudini alimentari, la maggioranza degli italiani dichiara di essere onnivoro (84,9%), il 9,5% non mangia carne poiché vegetariano (6,6%) o vegano (2,9%), mentre il 5,6% è stato vegetariano in passato. Sempre più diffuse le diete “senza” con un numero importante di quanti vi aderiscono pur non avendo necessità mediche, intolleranze o allergie. I più gettonati sono gli alimenti senza zucchero (28,2%) insieme a quelli senza lattosio (27,3%). Una minoranza acquista invece senza glutine (18%), senza lievito (16,4%), senza uova (15,4%). Il 57,4% dei cittadini dichiara di utilizzare (qualche volta, spesso o abitualmente) gli integratori alimentari, il 56% i mix di frutta secca e semi, il 52% gli alimenti proteici, il 48,5% i semi (lino, girasole, canapa, ecc.). Pochi consumano gli alimenti contenenti cannabis, legalmente in commercio (17,2%). Tre italiani su quattro quando hanno un problema di salute si rivolgono a un medico; in particolare, al medico di base il 59,6% e a uno specialista il 15,6%. Solo il 13% tenta, se possibile, di risolvere il problema di salute cercando informazioni e consigli in Rete. L’11,8% trova altre soluzioni.

Quando si chiede poi a quanti è capitato di cercare informazioni su Internet quando hanno avuto un problema di salute, i risultati cambiano. Il 65,6% dichiara di aver cercato informazioni in Rete. Tra di essi il 59,5% si è anche rivolto a un medico, mentre il 6,1% non lo ha fatto, considerando probabilmente esaurienti le risposte ai propri quesiti di salute ottenute online. Informazioni e consigli relativi alla propria salute vengono cercati in Rete complessivamente dal 71,9% delle persone, anche se con diversa frequenza. La Rete si usa per capire a che cosa fossero dovuti i sintomi/disturbi avvertiti (61,9%), per informarsi su buone pratiche/abitudini utili alla salute (52,8%), capire quali farmaci usare per il disturbo manifestato (34,2%), per capire quali esami probabilmente si dovranno fare (35,2%).

In 4 case su 10 c’è un pet. Oltre la metà dei proprietari sostengono una spesa mensile tra i 31 e i 100 euro, con dati in aumento nel tempo. Inizia a diffondersi l’uso di assicurare i propri animali. L’amore per gli animali è confermato dalla larghissima maggioranza di italiani contrari alla vivisezione, alla caccia, alle pellicce e al loro uso nei circhi, ma anche all’abbattimento quando sono in sovrannumero. Secondo i dati dell’Eurispes, gli animali domestici sono sempre più presenti nelle case degli italiani. Nel 2025 sono il 40,5% degli italiani a dichiarare di accogliere un animale (+3,2% rispetto al 2024): cani e gatti in egual misura (37%). Il budget complessivo di spesa mensile per più della metà dei proprietari va dai 31 ai 100 euro. Osservando i dati in serie storica emerge che la tendenza è comunque a spendere sempre di più. Si spende soprattutto per l’alimentazione (il 51% dei proprietari in media meno di 50 euro al mese) e le spese mediche (il 40% tra i 31 e 100 euro al mese). Quasi un quarto dei proprietari ha rinunciato a prendere altri animali a causa dei costi economici e, per lo stesso motivo, uno su dieci è stato costretto a dare via il proprio animale domestico. Aderire ad un’assicurazione sanitaria (15,5%) o una per la tutela legale e la responsabilità civile (16%) è forse una tendenza che sta iniziando a diffondersi.

Per quanto riguarda i temi ambientali, gli italiani sono contrari alla vivisezione (78,7%), alla caccia (68,3%), all’uso delle pellicce (79,4%), agli animali nei circhi (76%) e agli allevamenti intensivi per uso alimentare (71,4%). Le percentuali diminuiscono, ma sono sempre molto sopra il 50%, per quanto riguarda l’abbattimento di animali in sovrannumero rispetto alla sostenibilità del territorio in aree extraurbane (66% contrari) o in sovrannumero vicino o all’interno di aree urbane (60,1%). Mentre l’abbattimento di animali potenzialmente pericolosi per l’uomo se si avvicinano alle aree abitate, i contrari sono in numero inferiore (54,7%).

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