Uno studio condotto in California ha quantificato quanto tempo deve trascorrere perché lo screening del cancro polmonare con tomografia computerizzata a basso dosaggio produca un beneficio concreto in termini di mortalità. La ricerca, una revisione sistematica e meta-analisi, ha preso in esame otto studi randomizzati controllati, coinvolgendo un totale di 88.526 partecipanti, di età compresa tra i 50 e i 70 anni, con un follow-up compreso tra 7,3 e 12,3 anni.
I risultati, pubblicati su American Journal of Preventive Medicine nel 2025, mostrano che i benefici non sono immediati. Per ogni 1.000 persone sottoposte a screening, servono in media 3,4 anni (intervallo di confidenza, IC 95%: 2,2–5,1) prima che si prevenga un decesso per cancro ai polmoni, con una riduzione assoluta del rischio (ARR) di 0,001. Questo significa che lo screening salva vite, ma occorre tempo prima che il beneficio si manifesti. Analizzando diversi scenari: per ogni 2.000 persone sottoposte a screening, il tempo necessario per prevenire un decesso è di 2,2 anni (IC 95%: 1,4–3,4, ARR = 0,0005); per gruppi più piccoli, di 500 persone, il tempo sale a 5,2 anni (IC 95%: 3,7–7,3, ARR = 0,002). In altre parole, maggiore è il numero di persone coinvolte, più rapidamente si osservano gli effetti complessivi dello screening sulla mortalità.
I dati sottolineano che lo screening per la prevenzione del cancro polmonare è indicato soprattutto per adulti più anziani ad alto rischio, come fumatori o ex fumatori, e con un’aspettativa di vita superiore a 3,4 anni. In pratica, per massimizzare i benefici e ridurre rischi immediati come falsi positivi o esposizione a radiazioni, è fondamentale selezionare attentamente i pazienti. Lo studio fornisce quindi una guida pratica per i clinici: lo screening può salvare vite, ma solo se rivolto alle persone giuste e con una pianificazione attenta dei tempi di follow-up.
Fonte: American journal of preventive medicine
https://www.ajpmonline.org/article/S0749-3797(25)00228-4/fulltext
