
Correlazione tra indice trigliceridi-glucosio e cancro della mammella
L’indice trigliceridi-glucosio (TyG), un marker surrogato per l’insulino-resistenza e la sindrome metabolica, è stato implicato quale fattore di rischio di […]
Il carcinoma ovarico è una tra le neoplasie ginecologiche più letali, spesso diagnosticato in stadi avanzati a causa della mancanza di strumenti di screening efficaci. Studi recenti suggeriscono che il rapporto piastrine-linfociti (PLR), un indicatore di infiammazione sistemica, possa servire come potenziale biomarcatore per la diagnosi e la stadiazione del carcinoma ovarico.
Un gruppo di ricercatori ha eseguito una revisione sistematica e una meta-analisi con la finalità di approfondire l’argomento. Seguendo le linee guida PRISMA. sono stati esplorati con attenzione i database PubMed/Medline, Scopus, Web of Science ed EMBASE alla ricerca di lavori pertinenti mentre i dati sono stati combinati utilizzando un modello a effetti casuali per valutare la sensibilità, la specificità e le prestazioni diagnostiche del PLR nel carcinoma ovarico.
Alla fine, gli esperti hanno selezionato 22 studi ritenuti idonei, per un totale di 5740 partecipanti coinvolti. La meta-analisi ha mostrato valori di rapporto piastrine-linfociti (PLR) significativamente elevati nelle pazienti con carcinoma ovarico rispetto ai controlli sani, con una differenza media di 46.84 (p < 0.001). Inoltre, il PLR si è dimostrato utile nel distinguere le lesioni benigne da quelle maligne e il carcinoma ovarico in stadio precoce da quello in stadio avanzato.
Gli Autori concludono che, sebbene il PLR mostri un potenziale come biomarcatore economico e accessibile per la diagnosi e la stadiazione del carcinoma ovarico, la sua accuratezza diagnostica rimane moderata. Pertanto, la combinazione del PLR con altri strumenti diagnostici migliora il processo decisionale clinico.
Fonte: Int J Mol Sci. 2025
https://www.mdpi.com/1422-0067/26/5/1841
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