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Gestione dei tumori cardiaci: diagnosi, chirurgia e prospettive terapeutiche
I tumori cardiaci, pur essendo rari, rappresentano una sfida clinica significativa per la loro eterogeneità, il potenziale invasivo e le implicazioni anatomico-funzionali. Una recente revisione pubblicata su Current Opinion in Cardiology si è concentrata sulla diagnosi e sulla gestione dei tumori cardiaci del lato destro, con particolare attenzione alle strategie chirurgiche e ricostruttive.
La gestione di questi tumori si articola in tre fasi chiave. La prima riguarda la diagnosi precoce e accurata, fondamentale per migliorare la prognosi, soprattutto nei casi maligni. I recenti progressi nelle tecniche di imaging, come risonanza magnetica (MRI), tomografia computerizzata (CT), PET-CT e le moderne tecniche bioptiche, hanno migliorato l’accuratezza diagnostica, consentendo un’identificazione più precisa della natura della lesione.
La seconda fase è il trattamento chirurgico, che rappresenta il cardine della terapia sia per i tumori benigni che per quelli maligni del lato destro del cuore. Nei tumori benigni, l’intervento è spesso risolutivo, mentre nei maligni la resezione completa con margini negativi (R0) è associata a una sopravvivenza migliore nei pazienti selezionati. Tuttavia, la complessità anatomica di questa regione rende necessario l’uso di avanzate tecniche ricostruttive per preservare la funzionalità cardiaca.
Infine, la terza fase prevede la gestione multidisciplinare dei tumori maligni, che richiede l’integrazione di terapie complementari come chemioterapia, radioterapia e immunoterapia. La personalizzazione del trattamento in base alle caratteristiche del paziente e del tumore è cruciale per ottimizzare gli esiti clinici.
Nonostante i progressi, la rarità dei tumori cardiaci limita la disponibilità di protocolli standardizzati e di dati di alta qualità. Per migliorare la gestione e la prognosi di questi pazienti, è fondamentale promuovere la collaborazione internazionale attraverso registri prospettici e studi clinici condivisi.
Fonte: Current Opinion in Cardiology
