L’HIV è in aumento tra gli over 50. Ma le campagne mirano ancora ai giovani

L’HIV è in aumento tra gli over 50—Ma le campagne mirano ancora ai giovani
Gli adulti più anziani vengono trascurati nella lotta all’HIV. Stigma, idee superate e dati carenti impediscono agli sforzi di prevenzione e cura di raggiungere questa fascia d’età.

Le campagne di prevenzione e trattamento non rispondono adeguatamente alle esigenze specifiche della popolazione over 50.

Tra il 2000 e il 2016, infatti, il numero di adulti con più di 50 anni che vivono con l’HIV nell’Africa sub-sahariana è raddoppiato. Attualmente, la prevalenza dell’HIV in questa fascia d’età supera quella degli adulti più giovani.

Entro il 2040, un quarto delle persone che convivono con l’HIV in Africa avrà più di 50 anni; diventa quindi urgente sviluppare campagne di sensibilizzazione e trattamento su misura.

Il dottor Luicer Olubayo, ricercatore presso il Sydney Brenner Institute for Molecular Bioscience dell’Università Wits e primo autore di uno studio pubblicato su The Lancet Healthy Longevity dedicato all’HIV negli anziani in Kenya e Sudafrica, osserva che le percezioni su chi contrae l’HIV sono ancora molto limitate.
«Tendiamo a pensare all’HIV come a una malattia dei giovani. E il fatto che le campagne di intervento siano principalmente rivolte ai giovani non aiuta.»

Inoltre, gli adulti più anziani sono meno propensi a credere di poter contrarre l’HIV. Questo errore di percezione è diffuso e ha un impatto negativo sul raggiungimento degli obiettivi globali UNAIDS 95-95-95 entro il 2030 (95% delle persone con HIV consapevoli del proprio status, 95% di queste in trattamento, 95% con carica virale soppressa).

«Sebbene la prevalenza dell’HIV tra gli over 50 sia simile o addirittura superiore a quella tra i più giovani, i sondaggi sull’HIV si concentrano principalmente su questi ultimi, lasciando grandi lacune nella comprensione della prevalenza, incidenza e degli esiti terapeutici tra gli anziani», aggiunge il prof. associato F. Xavier Gómez-Olivé, del MRC/Wits-Agincourt Research Unit.

Lo stigma resta una barriera all’accesso alle cure

Tra gli adulti più anziani, l’adesione ai test per l’HIV è bassa, il che ritarda la diagnosi e limita l’accesso alle cure. Questo è uno dei segni più evidenti della persistenza dello stigma legato alla malattia.
«Sappiamo che esiste un forte stigma sociale attorno all’infezione da HIV. È per questo che comprendere lo stigma tra gli anziani è cruciale per progettare interventi capaci di supportare la loro salute mentale e il benessere generale», afferma Olubayo.

Gli interventi dovrebbero prevedere test ripetuti, uso della profilassi pre-esposizione (PrEP) e campagne mirate a informare e ridurre i contagi tra la popolazione anziana.
«L’HIV può essere gestito come qualsiasi altra malattia cronica, poiché oggi è trattato come una patologia a lungo termine», ricorda Gómez-Olivé.

Le malattie non trasmissibili, come ipertensione, diabete e obesità, sono in forte aumento nell’Africa sub-sahariana, soprattutto tra gli anziani. Le cure per l’HIV possono quindi essere integrate in un sistema di assistenza cronica a lungo termine.

Oltre allo stigma, molti altri fattori influiscono sul rischio

Lo studio evidenzia come età, istruzione, genere e area di residenza influenzino il rischio di contrarre l’HIV.
Nonostante un maggiore accesso ai trattamenti, gli adulti più anziani — in particolare nelle aree rurali — devono affrontare sfide significative nella prevenzione dell’HIV, legate a bassi livelli di istruzione e disuguaglianze di genere.

Le donne vedove presentano il tasso di HIV più alto (30,8%). Ciò può essere dovuto alla perdita del partner a causa dell’HIV, allo stigma, a comportamenti a rischio come il sesso in cambio di denaro e alla difficoltà nel negoziare l’uso del preservativo.
Anche persone senza istruzione formale e con basso reddito mostrano tassi di infezione più elevati.

L’importanza dei dati longitudinali

Un grande valore aggiunto di questo studio è la capacità di fornire dati longitudinali sull’epidemia di HIV tra gli anziani dell’Africa sub-sahariana.
«Il nostro studio è importante perché le popolazioni più anziane sono sottorappresentate e si sa poco su come cambia nel tempo la loro situazione. Che trasformazioni stanno avvenendo? Con i dati longitudinali possiamo analizzare meglio anche l’efficacia della copertura antiretrovirale negli anziani», spiega Gómez-Olivé.

Lo studio ha utilizzato dati raccolti in Kenya (in area urbana) e in Sudafrica (in aree urbane e rurali) in due fasi: tra il 2013–2016 e il 2019–2022.
Nel corso di dieci anni di ricerca, il team ha sviluppato una comprensione sempre più profonda dell’epidemia di HIV che coinvolge la popolazione anziana.
Molti aspetti poco noti sono stati chiariti e numerosi gap scientifici colmati.

I dati sono stati ottenuti dal progetto AWI-Gen (Africa Wits-INDEPTH Partnership for Genomic Research), che coinvolge adulti di età pari o superiore a 40 anni.
AWI-Gen è uno studio di coorte multicentrico e longitudinale condotto in sei centri di ricerca distribuiti in quattro Paesi dell’Africa sub-sahariana (Sudafrica, Kenya, Burkina Faso e Ghana), finalizzato a indagare i determinanti della salute.

Fonte: The Lancet Healthy Longevity

https://www.thelancet.com/journals/lanhl/article/PIIS2666-7568(25)00009-1/fulltext

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