Densità dei melanociti nella diagnosi del melanoma su pelle danneggiata dal sole
La diagnosi differenziale tra melanoma in situ, in particolare la lentigo maligna (LM), e pelle +cronicamente danneggiata dal sole (CSDS, […]
Un team di ricerca dell’University of Oxford ha condotto uno studio sul carcinoma a cellule squamose (SCC), una complicanza associata all’osteomielite cronica. Lo scopo della revisione sistematica era individuare un approccio ottimale per la diagnosi e la gestione di questa patologia. Complessivamente, sono stati inclusi diciannove studi con un totale di centosei pazienti.
I risultati, pubblicati nel 2022 su The Surgeon: Journal of the Royal Colleges of Surgeons of Edinburgh and Ireland, hanno rivelato che l’osteomielite cronica era presente per una media di 31 anni (con un intervallo di 3-67) prima della diagnosi di SCC. L’approccio terapeutico più comune per l’SCC è risultato essere l’amputazione (81%). È emerso che un peggior esito si verificava nei pazienti con malattia metastatica (p = 0,006 a un anno; p = 0,032 a cinque anni), con una diagnosi incidentale durante un intervento chirurgico per osteomielite (p = 0,052; p = 0,021) e nei casi di SCC dopo osteomielite pelvica (p < 0,001; p = 0,002).
In conclusione, l’SCC dovrebbe essere considerato in tutti i casi di osteomielite cronica che presentano cambiamenti cutanei, soprattutto se la durata del drenaggio sinusale supera i tre anni. Si raccomanda di eseguire una biopsia istologica per la malignità in tutti i casi sospetti, così come durante l’escissione dell’osteomielite in presenza di cambiamenti cutanei cronici. Gli autori consigliano l’utilizzo di tomografia computerizzata (TC) di stadiazione per guidare l’approccio terapeutico aggiuntivo. L’amputazione, quando possibile, può essere considerata come opzione chirurgica definitiva, previa discussione con il paziente.
Fonte: The surgeon : journal of the Royal Colleges of Surgeons of Edinburgh and Ireland,
https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1479666X21001979?via%3Dihub
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