Virus respiratorio sinciziale associato a rischio cardiovascolare aumentato negli adulti
Uno studio pubblicato su JAMA Network Open ha rilevato un aumento significativo del rischio cardiovascolare a un anno […]
La gestione delle infezioni necrotizzanti dei tessuti molli (NSTI) rappresenta una sfida clinica importante, data la rapida progressione e l’elevato potenziale distruttivo di queste patologie. Il trattamento standard prevede una rimozione chirurgica ampia del tessuto infetto, ma negli ultimi anni si è fatto strada un approccio alternativo più conservativo: la skin-sparing surgery (SSS). Questa tecnica mira a preservare la cute non compromessa, riducendo l’impatto estetico e funzionale degli interventi. Un recente studio retrospettivo pubblicato sulla rivista Wounds ha analizzato gli esiti clinici ed economici di questo approccio, offrendo nuovi spunti per la gestione ottimale delle NSTI.
Lo studio ha esaminato i dati di 71 pazienti adulti trattati tra il 2011 e il 2021 presso un centro regionale specializzato in ustioni e ferite complesse. I criteri di inclusione prevedevano una diagnosi confermata di NSTI con coinvolgimento tissutale multilivello e l’impiego documentato di skin-sparing surgery.
L’obiettivo principale era valutare l’impatto della skin-sparing surgery su mortalità, durata della degenza ospedaliera (LOS), tassi di riammissione e costi sanitari complessivi (HCC). Durante l’ospedalizzazione iniziale i pazienti sono stati sottoposti a una media di 3,56 procedure di skin-sparing surgery, numero che saliva a 7,34 considerando anche gli interventi di revisione effettuati su più aree anatomiche.
La degenza media durante il primo ricovero è stata di 23 giorni. Il dato più significativo ha riguardato la mortalità, risultata estremamente bassa; infatti, solo un paziente (1,4%) è deceduto durante tale periodo. Un altro elemento rilevante è stato rappresentato dalla gestione ambulatoriale, per cui circa il 39,4% dei pazienti ha potuto proseguire parte del trattamento in setting extraospedaliero, riducendo così la pressione sui reparti di degenza e migliorando la continuità assistenziale.
Per quanto riguarda le riammissioni, i tassi sono stati contenuti, con percentuali del 17% entro 30 giorni dalla dimissione e del 18% entro 90 giorni. In termini di costi, il trattamento completo ha comportato una spesa media di 64.645,18 dollari, con una quota di 44.543,61 dollari attribuibile direttamente ai costi sanitari, ovvero cifre più contenute rispetto a quelle generalmente associate alle NSTI trattate con tecniche escissionali estese.
“Il nostro studio dimostra che l’approccio skin-sparing può ridurre la mortalità e i costi complessivi, pur mantenendo un’elevata efficacia clinica” afferma Travis Perry, della Wright State University di Dayton, Ohio, USA, autore principale della pubblicazione. “Questi risultati aprono la strada a un uso più ampio della SSS nei casi appropriati, in particolare in contesti ad alta complessità” prosegue l’esperto. Sebbene i risultati siano promettenti, gli autori sottolineano la necessità di ulteriori studi prospettici e controllati per confermare questi dati e definire criteri standardizzati per la selezione dei pazienti candidati alla skin-sparing surgery, in modo da garantire un equilibrio tra il controllo dell’infezione e la conservazione dei tessuti, migliorando al contempo gli esiti funzionali ed estetici e riducendo i costi sostenuti dai sistemi sanitari.
Fonte bibliografica: Wounds. 2025