La depressione come comorbilità in pazienti con dolore influisce sul giudizio degli osservatori
Secondo uno studio pubblicato sul British Journal of Pain, il fatto che un paziente con dolore abbia una diagnosi di […]
Ricercatori provenienti da nove diversi centri per l’epilessia hanno sviluppato un’applicazione che i medici possono utilizzare per prevedere quali pazienti non trarranno beneficio da un work-up diagnostico invasivo. L’uso dell’applicazione potrebbe prevenire procedure invasive non necessarie e far risparmiare tempo ai pazienti e al team clinico. Lo studio sull’efficacia di questo strumento è stato pubblicato dalla rivista JAMA Neurology.
La chirurgia è l’unica opzione per curare le convulsioni nei pazienti ricoverati con epilessia resistente ai farmaci. Per riuscire a valutare i pazienti che necessitano di un intervento chirurgico, i medici devono individuare da quale regione del cervello provengono le crisi. Il modo per farlo nei pazienti con epilessia più complessa è attraverso la stereo-elettroencefalografia (SEEG), una procedura invasiva che richiede una degenza ospedaliera da una a due settimane e comporta il rischio di infezione, sanguinamento e ictus nello 0,5-2 % dei casi. In molti pazienti (fino al 42%) la SEEG non si traduce in un intervento chirurgico per l’epilessia poiché non è possibile identificare un focus.
L’intento dei ricercatori era proprio di ridurre la quantità di persone sottoposte a SEEG non necessaria. A questo scopo hanno analizzato i dati di 128 pazienti seguiti nel centro The Neuro (Montreal Neurological Institute-Hospital) e hanno sviluppato un modello di regressione, il “punteggio 5-SENSE”, che differenziava i pazienti in cui era stato possibile identificare la fonte delle crisi tramite procedura invasiva e i pazienti in cui non era stato possibile.
Il punteggio comprendeva le seguenti 5 variabili predittive: lesione focale alla risonanza magnetica strutturale, assenza di picchi indipendenti bilaterali nell’EEG del cuoio capelluto, deficit neuropsicologico localizzato, semiologia fortemente localizzante e insorgenza dell’elettroencefalografia ictale del cuoio capelluto regionale.
Il punteggio è stato poi convalidato in una coorte più ampia di 207 pazienti provenienti da nove diversi centri di epilessia e si è rivelato efficace nel prevedere la capacità della SEEG di identificare il focus.
Fonte: JAMA Neurol.