La depressione come comorbilità in pazienti con dolore influisce sul giudizio degli osservatori
Secondo uno studio pubblicato sul British Journal of Pain, il fatto che un paziente con dolore abbia una diagnosi di […]
Le persone con parodontite sono a più alto rischio di subire eventi cardiovascolari importanti, secondo quanto riportato in una nuova ricerca.
In uno studio longitudinale alcuni ricercatori hanno dimostrato che l’infiammazione associata alla malattia gengivale attiva è predittiva dell’infiammazione arteriosa, che può causare infarti, ictus e altre pericolose manifestazioni della malattia cardiovascolare.
Per lo studio, i ricercatori hanno eseguito la tomografia a emissione di positroni e la tomografia computerizzata (Pet e Ct) su 304 individui per visualizzare e quantificare l’infiammazione nelle arterie e nelle gengive di ogni paziente. In studi di follow-up circa quattro anni dopo, 13 di questi individui hanno sviluppato eventi cardiovascolari avversi importanti.
La presenza di infiammazione parodontale ha dimostrato di essere predittiva di eventi cardiovascolari anche dopo che i ricercatori hanno controllato tutti gli altri fattori di rischio, come fumo, pressione alta, obesità e diabete.
È importante notare che i ricercatori hanno scoperto che la perdita ossea da una precedente malattia parodontale non è associata a eventi cardiovascolari. I pazienti che non avevano gengive attivamente infiammate avevano un rischio inferiore di malattia cardiovascolare, anche se questi individui avevano una storia precedente di malattia parodontale.
I ricercatori hanno ipotizzato che l’infiammazione parodontale locale attivi e mobiliti le cellule di segnalazione attraverso il midollo osseo, che innescano l’infiammazione delle arterie portando così a eventi cardiaci avversi.
Poiché la dimensione del campione dello studio è relativamente piccola, gli autori invitano a estendere la popolazione studiata, oltre a cercare un trattamento per le persone con malattie gengivali attive, in modo da prevenire un evento cardiaco.
Fonte: Journal of Periontology