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Secondo uno studio pubblicato su Nutrition & Metabolism, esiste un’associazione non lineare tra il livello di colesterolo totale e mortalità per tutte le cause, per cancro e per malattie cardiovascolari nella popolazione statunitense.
“Il legame tra colesterolo totale e mortalità non è stato finora ben chiarito. Per colmare questa lacuna, abbiamo voluto valutare l’effetto dei valori di colesterolo totale sui decessi per malattie cardiovascolari, per cancro e per tutte le cause” spiega Guo-Dong He, della Guangdong Academy of Medical Sciences, in Cina, primo nome dello studio.
I ricercatori hanno ottenuto i dati da analizzare tramite il National Health and Nutrition Examination Survey 1999-2014, e hanno determinato la relazione tra i livelli di colesterolo totale e la mortalità mediante l’analisi di regressione del rischio proporzionale di Cox, accoppiata con aggiustamenti per più variabili.
Gli esperti hanno considerato 25.429 adulti, di cui 14.662 uomini e 16.025 donne di età compresa tra 18 e 65 anni, e 5.258 individui di età superiore a 65 anni. Sono stati registrati un totale di 2.570 morti. I rapporti di rischio della mortalità per tutte le cause e per cancro erano correlati negativamente in particolare ai livelli di colesterolo totale nell’intervallo inferiore a 200 mg/dL, specialmente nell’intervallo di valori inferiori a 120 mg/dL. Al contrario, i rapporti di rischio con la mortalità per malattie cardiovascolari nell’intervallo di valori inferiori a 120 mg/dL erano i più bassi. Nell’intervallo superiore, valori di colesterolo di almeno 280 mg/dL erano correlati alla mortalità per malattie cardiovascolari e cancro. Il tasso di sopravvivenza cumulativo più basso per la mortalità da tutte le cause è stato registrato nel gruppo con livello di colesterolo totale più basso, mentre il tasso di sopravvivenza cumulativo più basso di mortalità cardiovascolare è stato registrato nel gruppo di livello di colesterolo totale più alto.
“Il nostro lavoro suggerisce che livelli di colesterolo totale nel sangue sia troppo bassi o troppo alti potrebbero essere correlati a esiti avversi” concludono gli autori.
Fonte: Nutrition & Metabolism