La depressione come comorbilità in pazienti con dolore influisce sul giudizio degli osservatori
Secondo uno studio pubblicato sul British Journal of Pain, il fatto che un paziente con dolore abbia una diagnosi di […]
Il danno renale acuto (AKI) è particolarmente comune nell’unità di terapia intensiva, dove è conseguentemente associato ad un aumento della mortalità. L’AKI è spesso definito utilizzando i criteri della creatinina e della diuresi; l’individuazione basata sulla creatinina è più affidabile, ma sicuramente meno utile, mentre la verifica basata sulla diuresi è rapida, ma meno affidabile.
L’obiettivo dei ricercatori è stato quindi quello di esaminare il criterio di produzione di urina e cercare di aumentarlo attraverso le singole caratteristiche fisiologiche per un migliore accordo con le definizioni di AKI basate sulla creatinina.
Gli obiettivi da raggiungere erano 3: (1) caratterizzare l’accordo di base della produzione di urina e le definizioni di creatinina di AKI; (2) affinare i criteri di produzione di urina per identificare le soglie che meglio concordano con la definizione basata sulla creatinina; (3) strutturare modelli di equazioni di stima generalizzate (GEE) e di effetti misti lineari generalizzati (GLME) con caratteristiche statiche e variabili per migliorare l’accuratezza di un marker per l’AKI, quasi in tempo reale.
È stato perciò eseguito uno studio osservazionale retrospettivo utilizzando i dati ottenuti da due database di terapia intensiva indipendenti, MIMIC-III e eICU, per pazienti critici che hanno sviluppato AKI in unità di terapia intensiva.
I risultati raccolti hanno mostrato come il parametro di produzione di urina convenzionale (6 ore, 0,5 ml/kg/h) abbia specificità e sensibilità di 0,49 e 0,54 per il database MIMIC-III; mentre specificità e sensibilità di 0,38 e 0,56 per eICU. Dopodiché, le soglie di produzione di urina di 12 ore e 0,6 ml/kg/h hanno evidenziato specificità e sensibilità di 0,58 e 0,48 per MIMIC-III e 0,49 e 0,48 per eICU (valore 0,6 ml/kg/h per la produzione di urina). Inoltre, il modello GEE della durata di quattro ore aumentato con caratteristiche statiche e variabili nel tempo può raggiungere una specificità e una sensibilità di 0,66 e 0,61 per MIMIC-III e specificità e sensibilità di 0,66 e 0,64 per eICU. Il modello GLME, invece, con caratteristiche statiche e variabili nel tempo, può raggiungere una specificità e una sensibilità di 0,71 e 0,55 per MIMIC-III, mentre per eICU misura 0,66 in specificità e 0,60 in sensibilità.
In conclusione, lo studio ha dimostrato come il modello GEE abbia prestazioni maggiori rispetto al modello GLME, ma il modello GLME riflette maggiormente le variabili come effetti fissi/casuali.
Pertanto, il significativo miglioramento delle prestazioni suggerisce la necessità di incorporare determinate caratteristiche allo scopo di prevenire, controllare l’insorgenza della malattia e operare in termini di finestra temporale piuttosto che a livello di singolo paziente.
Fonte: Nature