Dopo il Covid l’Oms Europa lancia la prima rete paneuropea per il controllo delle malattie
L’Oms Europa ha lanciato congiuntamente la Rete paneuropea per il controllo delle malattie (Ndc) con l’Agenzia per la […]
La pandemia da Covid-19 ha causato un prolungato aumento del carico di lavoro e dello stress tra gli specialisti in molti settori sanitari, soprattutto nella medicina d’urgenza. Un’indagine condotta dalla Società Europea di Medicina d’Emergenza (EUSEM) tra i professionisti della medicina di urgenza in 89 Paesi ha mostrato che il 62% dei partecipanti presentava almeno un sintomo di sindrome da burnout e il 31,2% ne aveva due. I risultati sono stati pubblicati dall’European Journal of Emergency Medicine.
A gennaio e febbraio del 2022 i ricercatori hanno condotto un sondaggio online basato sul questionario Maslach Burnout Inventory. L’indagine è stata inviata agli operatori sanitari presenti nell’elenco dei contatti della Società europea per la medicina d’urgenza. Il burnout complessivo è stato definito quando almeno uno dei due elementi “spersonalizzazione” o “esaurimento emotivo” raggiungeva un livello elevato.
Sono stati coinvolti 1.925 soccorritori, l’84% dei quali erano medici, il 12% infermieri e il 2% paramedici. Il burnout era presente nel 62% di tutti i partecipanti. Le donne hanno riportato una percentuale più alta di burnout rispetto ai maschi (il 64% contro il 59%) e gli infermieri rispetto ai medici (il 73% contro il 60%). I professionisti meno esperti hanno riportato livelli di burnout più elevati: tra coloro che avevano meno di 5 anni di esperienza il livello di burnout era del 74%, mentre tra chi aveva più di 10 anni di esperienza del 60%. La carenza di personale è stata associata a un rischio più elevato di burnout (il 70% contro il 37%) e il burnout è stato associato a un rischio più elevato di desiderio di cambiare posto di lavoro (l’87% contro il 40%).
Il documento mostra che i problemi cronici affrontati dagli specialisti, come la carenza di personale, le risorse limitate, il sovraffollamento e la mancanza di riconoscimento, sono stati notevolmente esacerbati dalla pandemia. “È preoccupante, meno della metà dei partecipanti al sondaggio (41,4%) ha riferito di aver accesso a un supporto psicologico” osserva il presidente dell’EUSEM, Abdo Khoury, del Dipartimento di medicina d’urgenza e terapia intensiva, ospedale universitario di Besançon, in Francia. “Il burnout negli operatori sanitari può portare all’abuso di alcol e droghe e persino al suicidio. Il disturbo da stress post-traumatico è un’altra manifestazione comune di burnout e questo può avere conseguenze devastanti a lungo termine per l’individuo”.
Molte delle persone colpite dal burnout stavano pensando a un cambiamento di carriera, soprattutto i professionisti più giovani, ciò comporterebbe necessariamente una carenza di personale, almeno nel breve termine, e non farebbe che peggiorare la condizione coloro che rimangono. “Questo avrà un effetto negativo anche sui pazienti”, continua Khoury. “Il burnout può manifestarsi in un atteggiamento distante o indifferente al lavoro, oltre a ridurre la produttività e l’efficienza. Può portare a cure di qualità inferiore e un aumento degli errori medici”.
Gli specialisti della medicina d’urgenza sono stati i soccorritori di prima linea durante la pandemia, hanno effettuato il triage dei pazienti in circostanze estremamente difficili e sotto pressione. La necessità di indossare i dispositivi di protezione individuale e il timore di essere infettati ha rappresentato un onere supplementare che potrebbe ancora non essere sufficientemente riconosciuto.
“Le autorità sanitarie mettono giustamente la soddisfazione del paziente e il benessere in cima alla loro lista di priorità. Tuttavia, l’evidenza schiacciante è che anche i medici hanno bisogni insoddisfatti e che questi stanno crescendo in modo esponenziale. Un importante determinante sociale della salute è l’esposizione – o la sua mancanza – a condizioni di vita stressanti. Sarebbe difficile trovare un gruppo di persone più soggette a stress durante la pandemia rispetto agli specialisti della medicina d’urgenza “, affermano gli autori del documento. “Sono necessarie misure urgenti per ridurre il burnout e quindi incoraggiare coloro che pensano di lasciare la professione a riconsiderare la propria attività. Molti interventi si sono dimostrati efficaci nel ridurre il burnout e noi siamo rimasti delusi nel vedere che non ne vengono implementati abbastanza in questo momento”, concludono.
Fonte: Burnout in emergency medicine professionals after 2 years of the COVID-19 pandemic: a threat to the healthcare system? doi: 10.1097/MEJ.0000000000000952
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35620812/