L’incidenza dell’ulcera peptica segue le stagioni, e aumenta in inverno
Secondo uno studio pubblicato su BMJ Open Gastroenterology, nelle regioni tropicali e subtropicali di Taiwan, si osserva una variazione stagionale […]
Un team del Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles, guidato da Michelle Khrom, ha identificato i fattori di rischio che rendono i pazienti con malattia infiammatoria intestinale suscettibili di sviluppare comorbilità gravi. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Gastroenterology.
La ricerca ha coinvolto oltre 12mila soggetti e i ricercatori hanno analizzato i pazienti che presentavano almeno una delle sette diverse condizioni che si verificano al di fuori dell’intestino, tra cui psoriasi, infiammazioni all’occhio e spondilite anchilosante. Il team, inoltre, ha identificato i fattori genetici, clinici e immunologici associati alla colangite sclerosante primitiva, che colpisce il fegato, e all’artrite periferica dolorosa.
Da quanto emerso, le manifestazioni extraintestinali hanno un impatto su circa il 40% dei pazienti con IBD e possono avere effetti negativi anche molto significativi sulla qualità di vita, oltre a mettere a rischio, a volte, la vita stessa, come evidenziano gli stessi autori. La gran parte delle manifestazioni, poi, si manifesterebbe tra le donne, specialmente quelle con malattia di Crohn e nelle persone che hanno richiesto un intervento chirurgico. Infine, il fumo aumenterebbe il rischio di condizioni extra intestinali.
Fonte: Gastroenterology 2024
https://www.gastrojournal.org/article/S0016-5085(24)00232-4/abstract
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