Sia l’instabilità abitativa che la fragilità sono prevalenti e fortemente associate alle cure per l’HIV, nella popolazione adulta, anche all’interno dei sottogruppi più giovani e con soppressione virale. A mostrarlo sono i risultati di uno studio pubblicato su AIDS, che evidenzia l’importanza dei determinanti sociali della salute per gli outcome clinici in tutte le persone con HIV. Lo studio è stato guidato da Carolyn Fahey, dell’Università di Washington, a Seattle (USA).
L’instabilità abitativa e l’HIV sono entrambi associati all’insorgenza precoce di condizioni di salute legate all’invecchiamento, inclusa la fragilità. Tuttavia, si sa poco sulla relazione tra abitazione e fragilità tra le persone con HIV. il team ha analizzato i dati sugli adulti in cura per l’HIV, raccolti durante visite cliniche nell’ambito dei Centers for AIDS Research Network of Integrated Clinical Systems (CNICS) degli Stati Uniti. I ricercatori, in particolare, hanno misurato la fragilità, definita come la presenza di ≥3 componenti su quattro (affaticamento, perdita di peso, immobilità, inattività). La condizione abitativa si basava sulla situazione nel mese precedente autoriferita, tra Stabile, Instabile, Senza fissa dimora o Non nota.
Tra 6.961 persone con HIV (84% uomini, 16% donne) con un’età media di 52 anni (IQR: 40-60), l’11% (n = 760) era fragile e il 9% (n = 625) aveva una instabilità abitativa (5% instabile, 3% senza fissa dimora, 1% non noto). Rispetto agli individui con un’abitazione stabile, la prevalenza di fragilità è più che raddoppiata tra coloro che vivevano in un alloggio instabile (PR = 2,41, IC 95%: 1,95, 2,97) o senza fissa dimora (PR = 2,05, IC 95%: 1,56, 2,69). Le analisi, infine, hanno indicato associazioni più forti tra instabilità abitativa e fragilità negli individui più giovani rispetto a quelli più anziani e tra quelli con soppressione virale rispetto a quelli non soppressi.
Fonte: AIDS 2025
