HIV: dal real-world, dubbi sulla soglia della carica virale per la diagnosi
Utilizzando una soglia di 5000 copie/mL per la diagnosi di infezione da HIV c’è un rischio di mancata rilevazione dell’infezione. […]
Tra le persone con infezione da HIV e con una carica virale non rilevabile, la viremia persistente a basso livello (persistent low-level viraemia – pLLv) potrebbe essere significativamente associata alla concomitante presenza di malattie non infettive (NCD) e infiammazione immunitaria. Di conseguenza, una gestione aggressiva della viremia persistente potrebbe avere un impatto positivo sulle NCD. A mostrarlo, sul Journal of the International AIDS Society, è l’AFRICOS Study Group, guidato da Allahna Esber dello U. S. Military HIV Research Program di Silver Spring (USA).
Partendo dal presupposto che le persone con infezione da HIV hanno tassi più elevati di NCD rispetto agli individui non infetti, il gruppo ha caratterizzato il rischio di NCD tra le persone con carica virale non rilevabile e pLLV nell’African Cohort Study (AFRICOS), ed ha quantificato il ruolo dell’attivazione immunitaria nell’associazione tra LLV e NCD.
Complessivamente, sono stati inclusi nell’indagine 1.755 partecipanti in terapia antiretrovirale da almeno 6 mesi e senza NCD al momento dell’arruolamento. Alla prima visita idonea, la maggior parte dei partecipanti aveva una carica virale non rilevabile (n = 1.375, il 78,35%). I partecipanti con pLLV avevano un tasso aumentato di sviluppo di qualsiasi NCD (aHR: 1,22, IC 95%: 1,02 – 1,47) rispetto ai partecipanti con una carica virale non rilevabile. Inoltre, il team ha osservato una interazione statisticamente significativa tra LLV e TNF-α, CCL2/MCP-1 e TNF-RII nell’associazione con qualsiasi NCD.
Fonte: J Int AIDS Soc (2024)
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/39189824/
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