Mutazioni acquisite di resistenza ai farmaci e terapie anti-HIV

Una ricerca pubblicata su AIDS ha evidenziato che il rischio di mutazioni acquisite di resistenza ai farmaci (aDRM) è ridotto tra le persone con HIV trattate con inibitori dell’integrasi di seconda generazione. Inoltre, una diagnosi di AIDS associata a una bassa conta delle cellule CD4+ è associata al rilevamento di aDRM. Lo studio è stato condotto da un team guidato da Tali Wagner, dell’Università di Tel-Aviv, in Israele.

Obiettivo dell’indagine era valutare i fallimenti virologici, analizzare i risultati dei test di resistenza (RET) e indagare i fattori associati alle aDRM. Lo studio di coorte longitudinale retrospettivo ha preso in considerazione 82 persone con HIV che erano andate incontro a fallimenti virologici (carica virale >50 copie/ml), di cui 20 hanno avuto fallimenti multipli. La maggior parte dei fallimenti (77%) si è manifestata tra gli uomini. Solo il 18% ha iniziato una terapia a base di inibitori dell’integrasi (INI) di seconda generazione.

Sebbene non siano state identificate differenze al basale tra le persone con fallimenti virologici singoli e multipli, questi ultimi avevano livelli di CD4+ inferiori prima del primo fallimento virologico. NRTI M184IV e INI N155H sono stati identificati in oltre il 10% dei casi. Infine, le diagnosi con conta delle cellule CD4+ inferiore a 200 cellule/μl e AIDS [hazard ratio = 3,46; IC 95%: 1,51 – 7,92, p =0,003], INI di seconda generazione al primo fallimento virologico (HR = 0,32; IC 95%: 0,11 – 0,91, p =0,033) e RET al basale (hazard ratio = 0,34; IC 95%: 0,13 – 0,86, p =0,022) hanno avuto un effetto relativo significativo e persistente sulle mutazioni aDRM.

Fonte: AIDS 2025

https://journals.lww.com/aidsonline/abstract/9900/drug_resistance_testing_at_regimen_failure_in.632.aspx

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