Reflusso in gravidanza: un tempo breve tra pasto e sonno è tra le cause principali

Secondo uno studio pubblicato dal Journal of Clinical Gastroenterology, lasciar passare un tempo troppo breve dal pasto al momento di coricarsi può essere un fattore di rischio predominante nella malattia da reflusso gastroesofageo nelle donne in gravidanza.


“Nel nostro studio questa abitudine è risultata significativamente associata alla frequenza dei sintomi da reflusso e all’insonnia correlata al reflusso in gravidanza” spiega Duc Quach, della University of Medicine and Pharmacy at Ho Chi Minh City, primo nome del documento.


I ricercatori hanno condotto uno studio trasversale su 400 donne incinte che hanno visitato la clinica prenatale Gia-Dinh People’s Hospital in Vietnam, e che hanno riferito un fastidioso bruciore di stomaco o rigurgito almeno una volta alla settimana, insieme a difficoltà a iniziare o mantenere il sonno durante la notte.


Il tempo trascorso tra il pasto e l’ora in cui le donne si sono coricate è stato definito breve se era di due ore o meno in più di due terzi dei giorni in una settimana.


Tra le donne considerate, 154 soffrivano di MRGE e 20 pazienti presentavano insonnia correlata al reflusso.


I risultati di un’analisi multivariata hanno mostrato che i fattori significativamente correlati con la malattia da reflusso includevano l’essere nel terzo trimestre, avere una precedente storia di sintomi tipici da reflusso e far passare un tempo breve tra pasto e sonno. Inoltre, far passare un tempo breve prima di andare a letto la sera è stato un fattore di rischio significativo anche per l’insonnia correlata al reflusso.


Gli esperti hanno visto che la frequenza dei sintomi da reflusso è progressivamente aumentata passando dal sottogruppo di pazienti che non lasciavano passare un tempo troppo breve prima di coricarsi, al sottogruppo che lasciava passare un tempo troppo breve o di giorno o di notte, fino ad arrivare al gruppo dove il tempo era breve sia di giorno che di notte.


“Questo risultato potrebbe essere un fondamento importante per cercare un approccio non farmaceutico alla gestione del reflusso in gravidanza in studi futuri” concludono gli autori.


Fonte: Journal of Clinical Gastroenterology

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