Colangite biliare e diabete sono legati da una relazione causale bidirezionale
Secondo uno studio pubblicato su Frontiers in Endocrinology, tra il diabete di tipo 1 e la colangite biliare primitiva esiste […]
Il diabete di tipo 2 (T2D) è una patologia cronica associata a infiammazione sistemica, stress metabolico e invecchiamento, con un impatto significativo sulla mortalità a lungo termine. Migliorare la stratificazione del rischio nei pazienti affetti da T2D potrebbe facilitare interventi clinici più mirati. Uno studio pubblicato su Cardiovascular Diabetology ha valutato il valore prognostico di dieci biomarcatori circolanti in una coorte seguita per oltre 16 anni.
Lo studio retrospettivo ha coinvolto 478 soggetti con T2D, monitorati per una mediana di 16,1 anni. I ricercatori hanno misurato i livelli plasmatici di dieci biomarcatori legati all’infiammazione, allo stress metabolico e al danno d’organo (tra cui IL-6, IL-10, CXCL9, FGF21, GDF15 e neurofilament light chain – NfL) tramite una piattaforma automatizzata di immunodosaggio. L’analisi di sopravvivenza di Kaplan–Meier e i modelli di regressione di Cox hanno consentito di identificare i marcatori associati alla mortalità per tutte le cause.
I soggetti deceduti presentavano livelli significativamente più elevati di sei biomarcatori, con particolare rilievo per CXCL9, FGF21, GDF15 e NfL, che si sono confermati predittori indipendenti di mortalità. Per ogni deviazione standard di aumento, i rischi relativi oscillavano tra 1,16 e 1,25. Questi biomarcatori si correlavano anche con complicanze micro- e macrovascolari del diabete, come neuropatia, nefropatia, retinopatia e eventi cardiovascolari maggiori (MACE).
Sulla base di tali risultati, gli autori hanno sviluppato un punteggio composito (range 4–12), in cui ogni punto aggiuntivo era associato a un incremento del 55% del rischio di morte. Questo punteggio si è dimostrato superiore al modello predittivo RECODe, già validato per stimare le complicanze del diabete, migliorando sensibilmente la classificazione del rischio individuale.
Lo studio indica che un modello prognostico basato su biomarcatori infiammatori e metabolici può offrire un valido supporto nella gestione personalizzata del T2D, permettendo di identificare con maggiore precisione i pazienti ad alto rischio e orientare strategie terapeutiche più efficaci.
Fonte: Cardiovasc Diabetol
https://cardiab.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12933-025-02830-5