Nuova formula CKD-EPI per pazienti con diabete: ridotta prevalenza di malattia renale

Uno studio pubblicato su Cardiovascular Diabetology ha analizzato le conseguenze prognostiche dell’adozione della nuova formula CKD-EPI 2021, che esclude il coefficiente razziale, rispetto alla versione 2009 per la stima del tasso di filtrazione glomerulare (eGFR) nei pazienti non afroamericani con diabete di tipo 2. La nuova formula, sviluppata negli Stati Uniti, porta a un incremento del valore stimato di eGFR, riassegnando molti pazienti a categorie di rischio meno severe per quanto riguarda la malattia renale cronica (CKD).

Lo studio ha sfruttato i dati della coorte RIACE (Renal Insufficiency And Cardiovascular Events), che ha coinvolto 15.773 pazienti caucasici in 19 centri italiani tra il 2006 e il 2008. I pazienti sono stati valutati per profilo di rischio cardiometabolico, trattamenti e comorbidità, con eGFR calcolato sia con la formula del 2009 che con quella del 2021. Al 2015, lo stato vitale di 15.656 pazienti (99,3%) era stato registrato.

L’adozione della formula 2021 ha comportato un aumento del valore medio di eGFR per la maggior parte dei pazienti, con una differenza mediana di 4,10 ml/min/1,73 m². Il miglioramento è risultato più evidente tra i pazienti maschi, anziani e nella categoria G2. Di conseguenza, la percentuale di pazienti con eGFR ridotto è scesa dal 17,28% al 13,96%, e la prevalenza complessiva di CKD dal 36,23% al 34,03%. I pazienti riassegnati a una categoria di rischio inferiore mostravano un profilo cardiometabolico migliore, una minore prevalenza di complicanze e una ridotta necessità di farmaci rispetto ai pazienti non riassegnati.

In particolare, i pazienti riassegnati nella categoria con eGFR inferiore a 30 ml/min/1,73 m² mostravano un rischio di morte minore rispetto ai non riassegnati. Tuttavia, le curve ROC non hanno mostrato differenze clinicamente rilevanti tra le due formule per quanto riguarda la predizione della mortalità.

La transizione alla formula CKD-EPI 2021 nei pazienti con diabete di tipo 2 comporta una riduzione nella prevalenza stimata di CKD e una diminuzione del rischio di morte nei pazienti riassegnati nelle categorie più basse di eGFR. Tuttavia, l’impatto sulla predizione della mortalità rimane minimo, suggerendo che il cambiamento ha maggiore rilevanza per la classificazione del rischio piuttosto che per l’accuratezza prognostica.

Fonte: Cardiovasc Diabetol 2024

https://cardiab.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12933-024-02450-5

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