Colangite biliare e diabete sono legati da una relazione causale bidirezionale
Secondo uno studio pubblicato su Frontiers in Endocrinology, tra il diabete di tipo 1 e la colangite biliare primitiva esiste […]
L’adozione di nuove tecnologie per il monitoraggio e la terapia del diabete mellito di tipo 1 (T1DM) può influenzare significativamente la qualità di vita percepita nei pazienti più giovani. Uno studio recentemente pubblicato su Scientific Reports ha valutato la soddisfazione di vita nei giovani adulti con T1DM, analizzando l’impatto di fattori sociodemografici, modalità terapeutiche e comorbidità sulla percezione soggettiva del benessere.
“I nostri risultati mostrano che i livelli di soddisfazione di vita tendono a diminuire in presenza di un controllo glicemico inadeguato e di comorbilità endocrino-autoimmuni come l’ipotiroidismo” dice Anna Stefanowicz-Bielska, della Medical University of Gdansk, Gdańsk, Polonia, prima autrice del lavoro. “Al contrario, l’uso di sistemi di monitoraggio continuo della glicemia, la rinuncia al diario cartaceo tradizionale e la presenza di celiachia sono stati associati a livelli significativamente più alti di benessere soggettivo” prosegue l’esperta.
Lo studio ha incluso 222 donne di età compresa tra i 18 e i 35 anni, di cui 120 erano affette da T1DM da oltre un anno ed erano trattate con microinfusore di insulina. I livelli mediani di emoglobina glicata (HbA1c) erano pari al 7,65%, mentre il punteggio medio alla scala psicologica di soddisfazione di vita (SWLS) era di 19,9 punti. L’analisi statistica ha evidenziato una correlazione negativa tra HbA1c e soddisfazione di vita, mentre la presenza di ipotiroidismo, ipertiroidismo o altre patologie croniche è risultata associata a punteggi più bassi nella scala SWLS. Nel complesso, la maggior parte delle pazienti ha riportato livelli medi di soddisfazione rispetto alla propria vita. “I nostri risultati suggeriscono che il ricorso alle tecnologie moderne per la gestione del T1DM, unito a un attento monitoraggio delle comorbidità, possa contribuire a migliorare la qualità della vita nei giovani adulti. Queste prove supportano un approccio clinico centrato sul paziente, orientato non solo al controllo metabolico ma anche al benessere psicosociale” concludono gli autori.
Fonte: Sci Rep. 2025
https://www.nature.com/articles/s41598-025-07675-2